Mercoledì 13 aprile 2022 al Museo Pepoli di Trapani si è avuto l'incontro con la
prof.ssa Maria Antonietta Spadaro, storico dell'arte, sul tema “Gli arredi
liberty di Villino Nasi”.
Dopo una breve presentazione del direttore Roberto Garufi è intervenuta la
relatrice che ha cominciato facendo una breve storia del liberty. Con passaggi
successivi poi — affermazione di questo stile a Palermo che ne diventa un centro
europeo di primo piano; la fabbrica Ducrot erede della Carlo Golia e C. — è
arrivata a parlare, con la chiarezza che le è propria, degli arredi del Villino
Nasi.
In questo incontro è emerso come Palermo poteva vantare ai primi del '900 una
fabbrica di mobili, la Ducrot, fra le più importanti d'Europa. Essa si avvaleva
della stretta collaborazione dell'architetto Ernesto Basile, ma vi collaboravano
anche altri importanti artisti come il pittore Ettore De Maria Bergler.
Vittorio Ducrot era nato a Palermo da Victor Ducrot, morto prima che il figlio
nascesse, e da Marie Roche, trasferitisi da Malta. La madre si era risposata con
Carlo Golia che nel 1895 comprò un emporio per la vendita e la progettazione di
articoli, mobili e arredi di lusso per l'alta borghesia, denominandola C. Golia
& C. Studio. Nel 1902 Vittorio, ritornato a Palermo dopo gli studi in Svizzera,
assunse la direzione del mobilificio del patrigno dandogli un nuovo nome:
“Studio Ducrot”. Lo Studio, luogo di lavoro di artigiani e artisti, ben presto
ricoprì un ruolo prestigioso fino a diventare una vera e propria fabbrica con
200 operai che si ingrandì sempre di più e nel 1913 ne contava 1000. Le commesse
arrivavano da ogni parte d'Europa e i mobili Ducrot arredavano alberghi, case,
navi fra i più prestigiosi dell'epoca.
Alcuni mobili di Nunzio Nasi esposti al museo sono di questo mobilificio prima
che divenisse Ducrot.
Purtroppo la Prof.ssa Spadaro non poteva non far notare in conclusione, come quel
periodo d'oro per Palermo ebbe una fine ingloriosa: con il “sacco di Palermo”
tanti edifici liberty andarono distrutti; della fabbrica Ducrot rimane solo una
parte, anche se ancora molto ampia, in stato di abbandono; di quel periodo si è
quasi persa memoria. E' spiacevole pensare che mentre il museo d'Orsay di
Parigi ha comprato un mobile Ducrot e si trova lì in esposizione, a Palermo
manca un museo del liberty.
Numeroso e attento il pubblico.